Olio su tela cm 40 x 60, anno 1994.
Nell'arcipelago corallino dei Jardines de la Reina vivevano, almeno fino a circa il 1992, due bizzarri personaggi. Stavano in una delle isole in una baracca di legno, anzi, di tronchetti di mangrovia chiusa su due lati da stracci colorati, le camere da letto erano due amache, e lì gestivano una fabbrica di carbone di mangrovia col quale rifornivano i "pescherecci" locali: natanti più simili a zattere di naufraghi che a vere imbarcazioni. La fabbrica era costituita da tre tronchi a formare una sorta di altissimo treppiede ove, alla fine di una catena di ferro, stavano legati fasci di radici di mangrovia a carbonizzare sopra ad un fuoco. La materia prima veniva reperita nella stessa isola dove, tempo addietro, un tornado aveva distrutto la vegetazione lungo una fascia larga una settantina di metri e che attraversava tutto l'isolotto, sembrava un gigantesco cimitero di elefanti. Uno era allegro e gioviale, l'altro serio e tormentato. Il ritratto premia l'allegrone.
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