Massimiliano Perletti - Milanese, 46 anni, avvocato. Sposato con Valeria e padre di Martino e Vittoria. La passione per la pesca a mosca è nata nel 1990 sui chalk stream inglesi durante le fughe dallo studio legale londinese in cui lavoravo. Scoppiata la passione, tutti i week end e, nel periodo estivo, talvolta anche durante la settimana, nel tardo pomeriggio finito di lavorare, prendevo la mia vespa e, canna in spalla, andavo a tentare un “coup du soir” in risorgive o laghi non distanti da Londra. Tornato in Italia, per perfezionare la tecnica di lancio ho frequentato il corso per aspiranti istruttori a Castel di Sangro della SIM e qualche anno dopo ho sostenuto e superato l’esame per diventare istruttore FFF. Nella pesca a mosca il mio vero obiettivo è comunque quello di accumulare esperienza di pesca e viaggiare quanto più possibile con la canna da mosca in valigia. Ho avuto la fortuna di pescare a mosca in posti affascinanti come Slovenia, Austria, Bretagna, Irlanda, Lapponia, Scozia, Montana, British Columbia ed “estremi” come Cile, Kamchakta, Etiopia, Perù, Mongolia, India e Territori del Nord Ovest. Ma anche quando vado a pescare a pochi chilometri da Milano, sul fiume Brembo ed i suoi affluenti o sui laterali della Dora in Val d’Aosta insidiando piccole trotelle autoctone, provo intense ed appaganti sensazione di libertà e di vero stacco dal quotidiano. Da qualche anno vado a pescare prevalentemente con mio figlio Martino di 13 anni. Vedere la sua felicità quando cattura una bella iridea o riesce a salpare un grosso luccio è una gioia che vale per me più di qualsiasi grossa preda catturata nel più affascinante e remoto fiume del mondo. Posso infine concludere che mi riconosco pienamente nella frase del filosofo americano Hanry David Thoreau secondo il quale “many men fish all their lives without knowing is not fish they are after”. Ed è vero.